Post by Eleonora CavalliniAggiungi le numerose _laudationes temporis acti_ presenti nei discorsi
di Nestore, a sentire il quale ci sarebbero stati autentici,
invincibili eroi solo ai tempi della sua giovinezza (cf. per
es._Iliade_ I 259-272).
Sì, il parallelo che porti è ancor più significativo dei miei precedenti: in
effetti, Nestore fa costantemente riferimento ad un eroico passato, in
funzione paradigmatica, quale retorica amplificatio, a dare forza persuasiva
ai suoi discorsi di consiglio, esortazione, parnesi, etc.: "Nestor's
constant claim is that he has lived a hero's life. Having already proved his
worth in heroic encounters, he sets his life before the young heroes as a
paradigm. Now it is their turn to prove their character. As paradigms, then,
his stories are never told for their antiquarian interest but because they
are his most persuasive form of rhetoric" (...) "even the brief digressions,
and indeed almost every reference to the past, even those made by the poet
as narrator, are prompted by the same impulse to find paradigm in the past"
[J.N.H.Austin, "The Function of Digressions in the Iliad," GRBS 7 (1966),
295-312 rist. in I. de Jong, a c. di, Homer: critical assessments,
Routledge: London 1999, vol. III, da cui cito, p.408]
Post by Eleonora CavalliniSnell può scrivere quello che gli pare.
Come mai questa insofferenza verso Snell? Forse per la troppa influenza
avuta dal suo libriccino, soprattutto nelle aule liceali, fino ad un recente
passato, e forse tuttora? :-)
Suvvia: a parte il peso hegeliano e storicistico di un' Entdeckung des
Geistes che lo rende inesorabilmente demodé, dopotutto non fu affatto un
"neoumanista" [Cfr. J.Latacz, "Reflexionen Klassischer Philologen auf die
Altertumswissenschaft der Jahre 1900-1930" in H.Flashar
Altertumswissenschaft in den 20er Jahren: Neue Fragen und Impulse.
Stuttgart: Franz Steiner Verlag, 1995, pagg. 41-64, in part. pag. 41segg.,
che cita una conferenza tenuta da B.Snell ad Amersfoort nel 1932 e rimasta
all'epoca, per motivi politici, non pubblicata, in cui Sn. rigettava sia il
positivismo "vecchio stile" sia il nuovo umanesimo di Jaeger, propendendo
piuttosto per un più sofisticato storicismo] e inoltre dagli anni del
nazismo ne viene fuori meglio di tantissimi altri filologi classici, no? (in
proposito, solo un aneddoto: nel 1941, l'allor giovane germanista Walter
Jens si recò presso di lui a ricevimento e gli chiese se, in quella
temperie, avesse ancora senso studiare il greco, ricevendo questa
replica: "... unter der Voraussetzung, dass wir den Krieg verlieren", cioè
un sì, a patto che il Reich perdesse la guerra...)
Comunque, nello specifico, "L'uomo nella concezione di Omero", nel suo La
cultura greca e le origini del pensiero europeo, merita ancora di esser
letto, nonostante trovi le sue prime origini in un articolo del
1931 -Gnomon, 7, pp.74-85-; in proposito molti ancor oggi sarebbero pronti a
condividere quanto premetteva Jan N.Bremmer, nell'esordio del suo
(bel) The Early Greek Concept of the Soul, Princeton: Princeton University
Press, 1983 (in part. p.8): ""Snell's analysis has been corrected,
supplemented and refined, but not superseded, by later scholars", anche se
magari il compianto Bernard Williams non sarebbe d'accordo :-) (cfr. il
cap.2 del suo "Shame and Necessity", University of California Press,
Berkeley-Los Angeles-Oxford 1993, in part. pagg. 21-26: Sn. sarebbe stato
portato fuori strada da un tacito accettare la psicologia morale kantiana,
che separa l'anima dal corpo, e la ragione e la volontà dalle emozioni), e
con lui Christopher Gill, Personality in Greek Epic, Tragedy, and
Philosophy: The Self in Dialogue. New York: Oxford University Press, 1996
(che parimenti mette in guardia dall'applicare, come Sn., ad Omero quale
normativa una concezione soggettivista del "sé", in quanto post-cartesiana).
Post by Eleonora Cavallini(il _Ciclo_al
confronto è soap-opera, risibile già per Callimaco e Plutarco)
Beh, sì: però anche "Omero" come Dallas, no? :-) (così Florence Dupont:
Omero e Dallas. Narrazione e convivialità dal canto epico alla soap opera di
(Donzelli: Roma 1993; ed. or. Homère et Dallas. Introduction à une critique
anthropologique, Paris: Hachette,1991).
Post by Eleonora Cavallinipoema di giovani, anzi di giovinastri sovversivi;-)
Beh, dopo le "sgualdrine impenitenti" i "giovinsatri sovversivi" :-) Ottimo
spunto, direi! Propongo il sottotitolo: "eroicità irregolare nell'Iliade".
A parte gli scherzi, il lavorare sugli esiti "contradditori" della
tradizione stratificata nell'Iliade, mi sembra davvero, come scrivi,
"affascinante", e anche un po' "provocatorio" (ma: "oportet ut scandala
eveniant" nella dorata filologica gabbia delle Muse :-) ), come il tuo
Achillarchiloco, che farebbe buona compagnia al Dionisalessandro di Cratino,
il commediografo degli Archilochi :-), parimenti -e non a caso- interessato
al (rovesciamento) della materia omerica...
Cordialmente,
Nico