Discussione:
Perplessità verbali
(troppo vecchio per rispondere)
Sergio Audano
2004-06-07 13:08:06 UTC
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Stamane, discutendo con la collega di Latino e Greco della V^ Ginnasio che
erediterò il prossimo anno in merito ai programmi svolti, mi sono imbattuto
in un problema linguistico che ha colto alquanto in fallo sia me sia la
collega. Si tratta del 'paradigma' di arpazo (chiedo scusa in anticipo per
sicuri errori di traslitterazione): la collega era convintissima che il
futuro fosse esclusivamente "arpàso", quindi il regolare futuro sigmatico
derivante da un tema in dentale; io, invece, memore del sostantivo
"arpaghé", ritenevo, sulla base di un ragionamento analogico, che il futuro
fosse "arpàcso" (con lo "csi"), esito di un tema in velare. Il vocabolario,
da noi prontamente consultato, ci attesta entrambe le forme, ma con mia
sorpresa tutte le forme in velare o sono proprie della lingua epica o sono
posteriori, mentre quelle in dentale prevalgono soprattutto negli autori
"attici" (che ai fini scolastici sono i più rilevanti). Mi domando allora
cosa possa essere successo dal punto di vista della storia della lingua: il
tema in velare si è sviluppato secondariamente, magari per analogia con
altre forme in velare dall'esito in -azo (tipo "kràzo")? Come mai c'è questa
radice in comune con sostantivo "arpaghé" (e se lo sviluppo del tema in
dentale è così determinante in una fase storica della lingua greca perché
non esiste anche qualcosa come * "arpadé")? Infine che spiegazione c'è per
questo tema in dentale?
grazie di cuore e un caro saluto.
Sergio
Moreno
2004-06-07 16:08:32 UTC
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Post by Sergio Audano
Mi domando allora
cosa possa essere successo dal punto di vista della storia della lingua: il
tema in velare si è sviluppato secondariamente, magari per analogia con
altre forme in velare dall'esito in -azo (tipo "kràzo")?
Questione interessante!
Posto che -azo può essere tanto da -adyo quanto da -agyo, c'è da
aspettarsi che si creino analogie e interferenze tra i due tipi. Il punto
di partenza è certamente harpax, di cui harpazo è un denominativo
(*harpag-yo). Il fatto che in Omero ci sia solo il futuro (e l'aoristo
ecc.) di tipo harpaxo e che harpaso sia attestato solamente in epoca
successiva mostra il carattere secondario di queste seconde formazioni.
Non è il solo esempio, del resto. Ad es. in luogo di nizo (< nigw-yo)
troviamo nipto sulla base dell'aoristo énipsa e del sostantivo niptron; in
luogo di tasso, attico tatto, ci aspetteremo *tazo (sulla base dell'aor.
passivo etagen), e via dicendo.
Post by Sergio Audano
Come mai c'è questa
radice in comune con sostantivo "arpaghé" (e se lo sviluppo del tema in
dentale è così determinante in una fase storica della lingua greca perché
non esiste anche qualcosa come * "arpadé")? Infine che spiegazione c'è per
questo tema in dentale?
Una volta appurato che harpaso è analogico e secondario, la questione si
risolve da sé. Sostanzialmente non esiste un tema in dentale: eistono
delle forme analogiche nella coniugazione verbale. Del resto non c'era
motivo di sostituire harpage, harpageus, harpakter e tutti gli altri
sostantivi del gruppo con forme nuove. Trovo sul Dictionnaire étymologique
di Chantraine che "i derivati senza gutturale tratti dalla coniugazione
del tipo harpaso sono poco numerosi", e cita p.es. harpastòn, harpasma
(Platone), harpasmos (Plutarco) e poco altro: tutte forme abbastanza
recenti e comunque tutte con -s-, niente del tipo harpade o simili.
Chantraine dice diplomaticamente "senza gutturale", non dice "in dentale",
perché in effetti non c'è qualcosa che ci riporti chiaramente e
indubitabilmente ad *harpad-. Per tutte queste forme si potrebbe anche
partire semplicemente da harpa-, con lo stesso rapporto che c'è p.es. tra
biaomai e biazomai.
Il fatto è che per i verbi greci l'unica cosa che si può dire è "vi sono
sulla terra più cose di quante ne immagini la filosofia" (in questo caso
la grammatica).
Cordialissimi saluti.
Moreno
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Sergio Audano
2004-06-07 17:02:12 UTC
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Moreno <***@tin.it> wrote in message
Trovo sul Dictionnaire étymologique
Post by Moreno
di Chantraine che "i derivati senza gutturale tratti dalla coniugazione
del tipo harpaso sono poco numerosi", e cita p.es. harpastòn, harpasma
(Platone), harpasmos (Plutarco) e poco altro: tutte forme abbastanza
recenti e comunque tutte con -s-, niente del tipo harpade o simili.
Chantraine dice diplomaticamente "senza gutturale", non dice "in dentale",
perché in effetti non c'è qualcosa che ci riporti chiaramente e
indubitabilmente ad *harpad-.
Grazie di cuore per la lucidissima spiegazione! Il che conferma ancora una
volta quanta cura linguistica sia necessaria nel confezionare grammatiche
scolastiche: il repertorio dei verbi di Sivieri-Vivian (che per molti
aspetti è una buona grammatica) riporta tranquillamente la radice *harpad-
(mi scuso per aver tralasciato nel precedente post l' -h- iniziale per
indicare aspirazione, ma sono da poco reduce da scrutini e la mente è ancora
ottenebrata:-).
Grazie ancora e un cordiale saluto.
Sergio
Nico Narsi
2004-06-08 15:51:27 UTC
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la collega era convintissima che il futuro fosse
esclusivamente "arpàso", quindi il regolare futuro sigmatico
derivante da un tema in dentale; io, invece, memore del sostantivo
"arpaghé", ritenevo, sulla base di un ragionamento analogico, che il
futuro fosse "arpàcso" (con lo "csi"), esito di un tema in velare.
Si sarà trattato di un furto (_harpagé_) ad opera del tanto altre volte
bistrattato, dagli attici, _sigma_, ai danni dello _csi_, come ritorsione
per averlo sostituito in _xyntheke_ :-)
Una ritorsione, quindi, teste Luciano ("Iudicium vocalium"), che fa parlare
appunto così il sigma ai danni delle tante consonanti che, oltre al tau
principale imputato, gli sottraggono vocaboli: "non mi sono mai lamentato
dello _csi_ che non ha rispettato il nostro trattato, _syntheken_, con
l'aiuto dello storico Tucidide, che ha per complice" (_martyreite
moi...medepote egkalesanti... to Csi pasan parabanti syntheken kai ton
syggraphea ton toiouton echonti Thoukydiden symmachon_ :-)
Un saluto,
Nico

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