Nico Narsi
2006-12-19 11:57:38 UTC
Ricordate la formula della consacrazione del calice, a messa (in uso da
oltre trent'anni, tra l'altro è l'unica che io ricordi...)?
Bene, apprendo ora che in realtà, prima della riforma del '69, nel Missale
Romanum la formula latina recitava "per molti" (non già: "per tutti"):
"accipite et bibite ex eo omnes: / hic est enim calix sanguinis mei / novi
et aeterni testamenti: / qui pro vobis et pro multis effundetur / in
remissionem peccatorum. / Hoc facite in meam commemorationem". Ma ora in
conformità con l'Istruzione Liturgiam authenticam che prescrive traduzioni
"più fedeli al testo latino", il prefetto della Congregazione per il Culto
divino, card. Francis Arinze, sollecitato da papa Benedetto XVI, in una
lettera del 17/10 resa nota e rilanciata solo la settimana scorsa
dall'Adista, ha fatto sapere che (anche) la versione italiana dovrà adeguare
il proprio testo, nel giro di uno o due anni.
Al di là della questione teologica (pare ci sia la volontà di render chiaro
che "la salvezza non arriva in modo meccanico, senza la volontà o la
partecipazione di ciascuno"; ma in tal modo imho si corre il rischio di una
interpretazione restrittiva da parte dell'uditorio del numero dei
salvati...), è interessante, dal p.d.v. degli argomenti affrontati in questo
newsgroup, l'insistenza di Arinze sulla necessità di una "fedele traduzione"
dal latino, quando, come ben illustra, tra l'altro, Canfora sul Corriere del
18 dicembre, le basi filologiche di tale operazione (una volta verificato il
testo greco del Nuovo Testamento) non sono poi così chiare... A quanto pare
ad essere dirimente è più l'appello alla Tradizione ("un testo che
corrisponde alle parole pro multis, tramandato dalla tradizione della
Chiesa, costituisce la formula in uso nel Rito Romano Latino dai primissimi
secoli"), che l'interpretazione dei testi che ne stanno a fondamento...
Queste, in dettaglio, le argomentazioni di Arinze:
[inizio citazione]
a. I Vangeli sinottici (Mt 26,28 Mc 14,24) fanno specifico riferimento ai
"molti" per i quali il Signore offre il suo Sacrificio, e la scelta di
queste parole è stata evidenziata da alcuni studiosi come in connessione
come le parole del profeta Isaia (53,11-12). Sarebbe stato perfettamente
possibile per il testo evangelico aver detto "per tutti" (per esempio, cfr.
Lc 12,41); invece, la formula data nel racconto dell'istituzione è "per
molti", e le parole sono state fedelmente tradotte in questo modo nella
maggior parte delle versioni moderne della Bibbia.
b. Il Rito Romano Latino ha sempre detto pro multis e mai pro omnibus nella
consacrazione del calice.
c. Le anafore nei diversi Riti Orientali, in greco, siriaco, armeno, lingue
slave, ecc., contengono l'equivalente verbale del latino pro multis nelle
rispettive lingue.
d. "Per molti" è la fedele traduzione di "pro multis", mentre "per tutti" è
piuttosto una spiegazione del genere più adatto ad una catechesi.
e. L'espressione "per molti", anche se rimane aperta all'inclusione di ogni
singola persona umana, riflette anche il fatto che questa salvezza non
arriva in modo meccanico, senza la volontà o la partecipazione di ciascuno;
piuttosto, il credente viene invitato ad accettare nella fede il dono che
gli viene offerto e a ricevere la vita soprannaturale donata a coloro che
partecipano a questo mistero, vivendolo nella propria vita in maniera così
perfetta da essere inclusi tra i "molti" a cui si riferisce il testo.
f. In linea con l'Istruzione Liturgiam authenticam è necessario impegnarsi
ad essere più fedeli al testo latino delle edizioni tipiche.
[fine citazione]
E questo il commento di Canfora raccolto da Giulia Ziino:
[inizio citazione]
_Professor Canfora, qual è l' origine della formula
pronunciata nella messa?_ «L' Ultima cena, durante la quale Gesù ha
pronunciato la frase ripresa nella liturgia, viene raccontata in modi
diversi nei Vangeli. Cominciamo dai tre vangeli sinottici: Matteo (26,28)
usa l' espressione perì pollòn, che Girolamo traduce pro multis, ma, in
realtà, la frase greca potrebbe significare anche "per molte ragioni". Marco
(14,24) dice invece uper pollòn, ossia "in difesa di molti", che Girolamo
traduce ancora pro multis. Luca scrive uper umòn, ossia "per voi", pro vobis
in Gerolamo. Giovanni, infine, descrive l' Ultima cena ma non fa cenno alla
frase in questione». Quindi la formula della liturgia non è presente così
com' è nel testo biblico? «No, è una mescolanza dei tre Vangeli sinottici».
E per quanto riguarda il «per tutti»? «Paolo VI ha interpretato il dettato
evangelico nel senso più ampio, andando al di là della lettera ma con una
forzatura minima, seguendo una visione generosa della salvezza secondo cui
tutti beneficeranno del sacrificio di Gesù». Che significato ha la modifica
introdotta da Ratzinger? «Pur essendo filologicamente piuttosto fondata
(dico piuttosto perché fonde il testo di due Vangeli diversi, Marco e Luca),
restringe l' ambito della salvazione. Paolo VI, più generosamente, agiva nel
solco di Origene, uno dei padri della Chiesa autore di una teoria, poi
giudicata eretica, secondo cui un Dio buono non può permettere che parte
dell' umanità sia condannata in eterno e dunque l' Inferno c' è sì, ma è
vuoto».
[fine citazione]
Cfr. anche, sempre sul Corriere della Sera del 18 dicembre, nell'articolo di
Luigi Accattoli l'osservazione che:
"Quel «per tutti» era tra le spine che i più attaccati alla tradizione
avevano dovuto sopportare al momento della traduzione nelle lingue moderne.
Se ne trova traccia tra i più colti come tra gli orecchianti. La discute
Romano Amerio nell' opera maestra «Iota unum. Studio delle variazioni della
Chiesa cattolica nel secolo XX» (Ricciardi editore 1985, p. 523) e la
orecchia Mel Gibson che fa dire a Gesù, in «The Passion» (2004), «per molti»
in aramaico.
Per Amerio l' innovazione «improvvisa e vistosa» arrivata con la riforma
liturgica montiniana è dovuta alla volontà di affermare «la universalità di
fatto della salvezza» e di «rifuggire da ogni idea di discriminazione»."
Queste, infine, le considerazioni in proposito -per limitarsi, ancora una
volta, all'aspetto filologico della questione- del teologo e parroco
fiorentino Enrico Chiavacci, in una lettera ad Adista del 15/12, decisamente
contraria a questa "Controriforma":
[inizio citazione]
La versione latina ricalca l'originale greco, ma in greco il termine 'molti'
ha anche un significato inclusivo (come in oi polloi = la gente in genere).
Come in latino, così in italiano il termine molti ha invece di norma solo il
significato esclusivo: per molti ma non per tutti: BJ (Bible de Jérusalem,
ndr) esprime tale significato inclusivo traducendo "pour une multitude", e
in nota spiega che con la "nuova alleanza" Gesù si attribuisce una
redenzione universale. Così anche la TOB (Traduction Oecuménique de la
Bible, ndr), così tutti i più autorevoli commenti oggi disponibili. Non si
tratta perciò di una maggior fedeltà al testo rivelato greco, ma di una
infedeltà: il 'molti' latino ha una valenza semantica riduttiva rispetto al
'molti' greco.
[fine citazione]
Il dibattito è aperto (anche se a rischio di OT: vedere per credere i
commenti plaudenti de La Padania
http://www.lapadania.com/PadaniaOnLine/Articolo.aspx?pDesc=70844,1,1) :-)
Un saluto a tutti,
Nico
oltre trent'anni, tra l'altro è l'unica che io ricordi...)?
Bene, apprendo ora che in realtà, prima della riforma del '69, nel Missale
Romanum la formula latina recitava "per molti" (non già: "per tutti"):
"accipite et bibite ex eo omnes: / hic est enim calix sanguinis mei / novi
et aeterni testamenti: / qui pro vobis et pro multis effundetur / in
remissionem peccatorum. / Hoc facite in meam commemorationem". Ma ora in
conformità con l'Istruzione Liturgiam authenticam che prescrive traduzioni
"più fedeli al testo latino", il prefetto della Congregazione per il Culto
divino, card. Francis Arinze, sollecitato da papa Benedetto XVI, in una
lettera del 17/10 resa nota e rilanciata solo la settimana scorsa
dall'Adista, ha fatto sapere che (anche) la versione italiana dovrà adeguare
il proprio testo, nel giro di uno o due anni.
Al di là della questione teologica (pare ci sia la volontà di render chiaro
che "la salvezza non arriva in modo meccanico, senza la volontà o la
partecipazione di ciascuno"; ma in tal modo imho si corre il rischio di una
interpretazione restrittiva da parte dell'uditorio del numero dei
salvati...), è interessante, dal p.d.v. degli argomenti affrontati in questo
newsgroup, l'insistenza di Arinze sulla necessità di una "fedele traduzione"
dal latino, quando, come ben illustra, tra l'altro, Canfora sul Corriere del
18 dicembre, le basi filologiche di tale operazione (una volta verificato il
testo greco del Nuovo Testamento) non sono poi così chiare... A quanto pare
ad essere dirimente è più l'appello alla Tradizione ("un testo che
corrisponde alle parole pro multis, tramandato dalla tradizione della
Chiesa, costituisce la formula in uso nel Rito Romano Latino dai primissimi
secoli"), che l'interpretazione dei testi che ne stanno a fondamento...
Queste, in dettaglio, le argomentazioni di Arinze:
[inizio citazione]
a. I Vangeli sinottici (Mt 26,28 Mc 14,24) fanno specifico riferimento ai
"molti" per i quali il Signore offre il suo Sacrificio, e la scelta di
queste parole è stata evidenziata da alcuni studiosi come in connessione
come le parole del profeta Isaia (53,11-12). Sarebbe stato perfettamente
possibile per il testo evangelico aver detto "per tutti" (per esempio, cfr.
Lc 12,41); invece, la formula data nel racconto dell'istituzione è "per
molti", e le parole sono state fedelmente tradotte in questo modo nella
maggior parte delle versioni moderne della Bibbia.
b. Il Rito Romano Latino ha sempre detto pro multis e mai pro omnibus nella
consacrazione del calice.
c. Le anafore nei diversi Riti Orientali, in greco, siriaco, armeno, lingue
slave, ecc., contengono l'equivalente verbale del latino pro multis nelle
rispettive lingue.
d. "Per molti" è la fedele traduzione di "pro multis", mentre "per tutti" è
piuttosto una spiegazione del genere più adatto ad una catechesi.
e. L'espressione "per molti", anche se rimane aperta all'inclusione di ogni
singola persona umana, riflette anche il fatto che questa salvezza non
arriva in modo meccanico, senza la volontà o la partecipazione di ciascuno;
piuttosto, il credente viene invitato ad accettare nella fede il dono che
gli viene offerto e a ricevere la vita soprannaturale donata a coloro che
partecipano a questo mistero, vivendolo nella propria vita in maniera così
perfetta da essere inclusi tra i "molti" a cui si riferisce il testo.
f. In linea con l'Istruzione Liturgiam authenticam è necessario impegnarsi
ad essere più fedeli al testo latino delle edizioni tipiche.
[fine citazione]
E questo il commento di Canfora raccolto da Giulia Ziino:
[inizio citazione]
_Professor Canfora, qual è l' origine della formula
pronunciata nella messa?_ «L' Ultima cena, durante la quale Gesù ha
pronunciato la frase ripresa nella liturgia, viene raccontata in modi
diversi nei Vangeli. Cominciamo dai tre vangeli sinottici: Matteo (26,28)
usa l' espressione perì pollòn, che Girolamo traduce pro multis, ma, in
realtà, la frase greca potrebbe significare anche "per molte ragioni". Marco
(14,24) dice invece uper pollòn, ossia "in difesa di molti", che Girolamo
traduce ancora pro multis. Luca scrive uper umòn, ossia "per voi", pro vobis
in Gerolamo. Giovanni, infine, descrive l' Ultima cena ma non fa cenno alla
frase in questione». Quindi la formula della liturgia non è presente così
com' è nel testo biblico? «No, è una mescolanza dei tre Vangeli sinottici».
E per quanto riguarda il «per tutti»? «Paolo VI ha interpretato il dettato
evangelico nel senso più ampio, andando al di là della lettera ma con una
forzatura minima, seguendo una visione generosa della salvezza secondo cui
tutti beneficeranno del sacrificio di Gesù». Che significato ha la modifica
introdotta da Ratzinger? «Pur essendo filologicamente piuttosto fondata
(dico piuttosto perché fonde il testo di due Vangeli diversi, Marco e Luca),
restringe l' ambito della salvazione. Paolo VI, più generosamente, agiva nel
solco di Origene, uno dei padri della Chiesa autore di una teoria, poi
giudicata eretica, secondo cui un Dio buono non può permettere che parte
dell' umanità sia condannata in eterno e dunque l' Inferno c' è sì, ma è
vuoto».
[fine citazione]
Cfr. anche, sempre sul Corriere della Sera del 18 dicembre, nell'articolo di
Luigi Accattoli l'osservazione che:
"Quel «per tutti» era tra le spine che i più attaccati alla tradizione
avevano dovuto sopportare al momento della traduzione nelle lingue moderne.
Se ne trova traccia tra i più colti come tra gli orecchianti. La discute
Romano Amerio nell' opera maestra «Iota unum. Studio delle variazioni della
Chiesa cattolica nel secolo XX» (Ricciardi editore 1985, p. 523) e la
orecchia Mel Gibson che fa dire a Gesù, in «The Passion» (2004), «per molti»
in aramaico.
Per Amerio l' innovazione «improvvisa e vistosa» arrivata con la riforma
liturgica montiniana è dovuta alla volontà di affermare «la universalità di
fatto della salvezza» e di «rifuggire da ogni idea di discriminazione»."
Queste, infine, le considerazioni in proposito -per limitarsi, ancora una
volta, all'aspetto filologico della questione- del teologo e parroco
fiorentino Enrico Chiavacci, in una lettera ad Adista del 15/12, decisamente
contraria a questa "Controriforma":
[inizio citazione]
La versione latina ricalca l'originale greco, ma in greco il termine 'molti'
ha anche un significato inclusivo (come in oi polloi = la gente in genere).
Come in latino, così in italiano il termine molti ha invece di norma solo il
significato esclusivo: per molti ma non per tutti: BJ (Bible de Jérusalem,
ndr) esprime tale significato inclusivo traducendo "pour une multitude", e
in nota spiega che con la "nuova alleanza" Gesù si attribuisce una
redenzione universale. Così anche la TOB (Traduction Oecuménique de la
Bible, ndr), così tutti i più autorevoli commenti oggi disponibili. Non si
tratta perciò di una maggior fedeltà al testo rivelato greco, ma di una
infedeltà: il 'molti' latino ha una valenza semantica riduttiva rispetto al
'molti' greco.
[fine citazione]
Il dibattito è aperto (anche se a rischio di OT: vedere per credere i
commenti plaudenti de La Padania
http://www.lapadania.com/PadaniaOnLine/Articolo.aspx?pDesc=70844,1,1) :-)
Un saluto a tutti,
Nico